Domenica 1 marzo alle 9,30 si è tenuta presso la Riserva Bosco delle Pianelle la “Passeggiata geologica”, organizzata dall’ATS costituita da Gruppo Speleologico Martinese, WWF Trulli e Gravine e UISP Valle D’Itria.
Obbiettivo della giornata è stato quello di conoscere e approfondire il patrimonio carsico del nostro territorio. Come buona parte del territorio pugliese, anche il Bosco delle Pianelle ha un’origine carsica, trattandosi infatti di un altopiano costituito da roccia calcarea, una roccia sedimentaria di origine organica derivante dal compattamento di fossili marini accumulatisi nel corso di milioni di anni. Lungo i sentieri del bosco il geologo Leonardo Aquaro, attivista del WWF ha guidato i partecipanti alla comprensione delle dinamiche geomorfologiche che hanno modellato il territorio delle Murge. Le manifestazioni visive del fenomeno carsico nelle Pianelle sono diverse, a partire dalle innumerevoli rocce affioranti di varie forme e dimensioni, dai contorni frastagliati ad opera dell’azione erosiva delle acque meteoriche, oppure le cavità carsiche come caverne e inghiottitoi. Questi ultimi sono un fondamentale mezzo di collegamento tra la falda idrica sotterranea e le acque superficiali, veri e propri serbatoi naturali della preziosa risorsa idrica.
Ma un aspetto saliente della Riserva sono sicuramente le lame e le gravine, che abbiamo percorso durante la passeggiata. Le lame sono solchi torrentizi generalmente poco profondi, dai versanti lievi, quasi sempre in secca, fatta eccezione per le precipitazioni meteoriche a carattere straordinario.
Origine simile hanno anche le gravine, anche se di aspetto più maestoso rispetto alle lame: la Gravina delle Pianelle ad esempio presenta pareti a strapiombo alte dai 20 ai 25 metri e una lunghezza di alcuni chilometri. Queste caratteristiche contribuiscono a rendere questa gravina e molte altre che solcano il territorio della Provincia di Taranto dei “Canyon” in miniatura.
Anche se ormai l’acqua non scorre più sul fondo della gravina, essa riveste comunque un’importanza ecologica notevole: infatti il suolo del fondo è molto fertile, ricco di materiale organico, e ciò ha favorito lo sviluppo di una lussureggiante vegetazione d’alto fusto e di un ricco e variegato sottobosco. Le gravine dunque, oltre a rappresentare un’opera d’arte incisa nelle rocce, vanno considerate anche come uno scrigno di biodiversità, ospitando al loro interno anche numerose specie endemiche in altri luoghi a rischio d’estinzione, come la campanula pugliese (Campanula versicolor), il Dente di leone pugliese (Leodonton apulus) e la Sassifraga ederacea (Saxifraga hederacea).
WWF Trulli e Gravine, Alessio Lacirignola